Eni, società energetica integrata con sede in Italia, sta avviando la produzione di carburante alternativo sostenibile per l’aviazione (SAF). Eni produce biocarburante Olio Vegetale Idrotrattato (HVO) nelle sue bioraffinerie di Venezia e Gela dal 2014 attraverso la sua tecnologia proprietaria Ecofoning; può anche produrre combustibili per aviazione sostenibili (SAF) da rifiuti e materie prime di origine vegetale utilizzando la stessa tecnologia.

I SAF Eni sono prodotti esclusivamente da rifiuti e residui, in linea con la decisione strategica dell’azienda di non utilizzare l’olio di palma dal 2023.

Eni prevede di raddoppiare la sua attuale capacità di bioraffinazione di 1,1 milioni di tonnellate/anno entro il quadriennio e di portarla a 5-6 milioni di tonnellate/anno entro il 2050. Biojet avrà un ruolo significativo nel mix di prodotti, in linea con scenari del settore e tendenze di mercato, e l’obiettivo è raggiungere una capacità produttiva di almeno 500.000 tonnellate/anno di biojet entro il 2030.

Questa è una pietra miliare molto importante nel nostro viaggio verso la decarbonizzazione e riflette pienamente il nostro approccio pragmatico alla transizione energetica. Questo approccio prevede l’utilizzo della tecnologia per ridurre le emissioni in settori come l’aviazione, che sono ad alta emissione ma allo stesso tempo devono essere coltivati ​​perché sono cruciali per la crescita e lo sviluppo. Ci impegniamo ad essere leader tecnologico nella transizione energetica, facendo leva sulle competenze e sugli asset esistenti, e questo è un ulteriore passo in quella direzione, oltre che un importante contributo a livello di sistema.

Inizialmente, il SAF viene prodotto presso la raffineria Eni di Taranto, con una quota dello 0,5% di UCO (oli da cucina usati), contribuendo alla quota del 2% di componente bio proposto nell’ambito del pacchetto UE “Fit For 55”. Questo è un primo passo e parte dell’impegno di Eni per la decarbonizzazione di tutti i suoi prodotti e processi entro il 2050 per tutti i settori, inclusi alcuni dei più impegnativi come l’aviazione, i veicoli pesanti e il settore marittimo.

Il SAF della raffineria di Taranto è attualmente prodotto attraverso un processo di co-alimentazione UCO 0,5% per impianti convenzionali. Secondo la Direttiva Energie Rinnovabili II, la quota di bio nel prodotto consente in genere una riduzione di oltre il 90% delle emissioni di gas serra rispetto alle materie prime miste fossili standard. Questo prodotto, già disponibile nei serbatoi della raffineria di Taranto, sarà venduto alle maggiori compagnie aeree, in primis ITA, grazie al supporto di primari operatori del settore come Aeroporti di Roma.

La produzione di SAF di Eni continuerà a crescere con l’avvio della produzione di oltre 10mila tonnellate/anno di SAF presso la raffineria Eni di Livorno all’inizio del 2022, attraverso la distillazione di biocomponenti prodotti nelle bioraffinerie Eni di Gela e Porto Marghera (Venezia) utilizzando la tecnologia Ecofining proprietaria di Eni. Le materie prime utilizzate saranno esclusivamente prodotti di scarto come UCO o grassi. Questo prodotto, denominato “Eni Biojet”, contiene il 100% di componente biogenico e può essere combinato con il carburante convenzionale in una miscela fino al 50%.

La crescita proseguirà con l’avvio, nel 2024, della produzione Eni Biojet presso la bioraffineria di Gela, dove è già in corso un progetto per l’introduzione di ulteriori 150mila tonnellate/anno di SAF da materie prime rinnovabili al 100%, in grado di soddisfare i requisiti italiani potenziale obbligo del mercato entro il 2025.