All’interno del colle di San Michele, a Cagliari, si nasconde un luogo tanto imponente quanto poco conosciuto: un gigantesco sistema di serbatoi sotterranei che, con la loro capienza complessiva di quasi 48 milioni di litri, rappresentano uno dei pilastri dell’approvvigionamento idrico cittadino.
Giovedì 22 maggio 2025, una quarantina di studenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari hanno avuto l’opportunità di discendere nelle viscere di questo sistema, accompagnati dai docenti e dai vertici di Abbanoa, la società che gestisce il servizio idrico integrato in Sardegna.
L’evento, promosso nei corsi di Costruzioni Idrauliche e Idrologia, non solo ha permesso di scoprire le tecnologie più avanzate di monitoraggio e gestione, ma ha anche offerto uno spaccato di storia e architettura medievale, rappresentata dal Castello di San Michele che domina il colle soprastante.
Il Castello di San Michele sorge sulla cima di un colle a nord-ovest di Cagliari, a circa 100-180 metri sul livello del mare, ed è uno degli esempi più significativi di architettura fortificata in Sardegna: le prime strutture difensive emersero tra il IX e il X secolo a difesa di Santa Igia, l’antica capitale del Giudicato di Cagliari; gli scavi degli anni ’90 hanno poi rivelato resti di una chiesa rurale altomedievale, su cui si innestò il complesso fortificato, probabilmente a partire dal XII secolo.
Le tre torri e il fossato circostante, oltre a testimoniare l’ingegnosità costruttiva di maestranze pisane e aragonesi, raccontano vicende che spaziano dall’abbandono al ruolo di lazzaretto durante l’epidemia di peste del Seicento, fino al presidio della Regia Marina negli anni Quaranta del Novecento. Oggi, dopo un attento restauro, il Castello è diventato un centro d’arte e cultura, cuore pulsante di mostre e iniziative che ne garantiscono la conservazione.
Il fabbisogno d’acqua potabile di Cagliari si regge su un complesso network di potabilizzatori e serbatoi, di cui quello sotto il colle di San Michele è il più grande e il più recente, realizzato nel 1996 con una capacità di quasi 48 milioni di litri: ad affiancarlo, altri cinque serbatoi strategici (tre nel quartiere di San Vincenzo e due a Monte Urpinu ) garantiscono riserve e pressione uniforme in tutta la rete cittadina, grazie a sistemi di telecontrollo che integrano sonde a ultrasuoni, immersione e misuratori di portata a induzione elettromagnetica.
L’alimentazione di questo sistema ad alta tecnologia proviene dai potabilizzatori di San Michele, Simbirizzi e, in casi di necessità, Sestu, un’infrastruttura che assicura un bilanciamento costante tra domanda e risorsa idrica, monitorando in tempo reale livelli, flussi e qualità dell’acqua erogata.
L’iniziativa, promossa dai docenti dei corsi di Costruzioni Idrauliche e Marittime e di Idrologia, ha visto la partecipazione attiva di circa quaranta studenti: scendere nelle gallerie sotterranee significa comprendere sul campo le problematiche di manutenzione, il controllo delle pressioni e le opere di consolidamento strutturale necessarie per preservare l’integrità delle volte in calcestruzzo armato.
L’esperienza pratica ha permesso di osservare da vicino i dispositivi di misura e i quadri di automazione che regolano flusso e livello delle vasche, offrendo un esempio concreto di come teoria e pratica si integrino nel settore idraulico.
La gestione intelligente del sistema idrico di Cagliari si basa su sensori avanzati e telecontrollo, ma guarda anche alla sostenibilità ambientale e alla formazione continua: iniziative come la visita degli studenti promuovono infatti la cultura dell’acqua, sensibilizzando le nuove generazioni all’importanza di un utilizzo responsabile della risorsa più preziosa; in prospettiva, progetti di innovazione digitale (dall’implementazione di algoritmi di previsione dei consumi fino all’integrazione di soluzioni IoT su larga scala) potrebbero ulteriormente ottimizzare le perdite in rete e migliorare l’efficienza energetica degli impianti, rappresentando un volano per il territorio e per l’economia locale.