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15.08.2025
Il serbatoio di titanio stampato in 3D affronta il gelo artico e le pressioni spaziali

In Corea del Sud, tra laser ardenti e metallo che “sboccia” come un fiore sotto fuoco incandescente, si è compiuto un piccolo miracolo ingegneristico: un serbatoio per carburante, realizzato in titanio attraverso stampa 3D, ha superato con successo una prova che sembrava destinata ai film di fantascienza, ossia resistere a pressioni spaziali e temperature polari senza alcuna protezione aggiuntiva.

Immagina un filo di titanio che, sotto la precisione chirurgica di un laser, si fonde e si stratifica, dando vita a un volume pulsante, ovvero un serbatoio perfettamente funzionale. Questa stampa 3D industriale, una tecnologia chiamata Directed Energy Deposition (DED), utilizza un laser ad alta energia per fondere e depositare strati successivi di titanio, proprio dove servono.

L’opera d’arte tecnica misura 640 mm di diametro, è stata realizzata in due semigusci, uniti con precisione e rifiniti con macchine utensili; poi, come in un montaggio cinematografico, le due metà si sono fuse in un solo corpo, pronto per affrontare l’irraggiungibile: sottoposto a una pressione di addirittura 330 bar, mentre veniva raffreddato con azoto liquido a –196°C (pari a –320,8°F), è rimasto impeccabilmente intatto.

Non serve alcun rivestimento protettivo extra, perché la resistenza e la tenuta sono già insite nella materia e nel perfezionamento della tecnica di stampa: è un salto di paradigma nella destinazione dei componenti spaziali, aprendo la strada a un nuovo modello di produzione più rapido, locale e soprattutto adattabile alle esigenze personalizzate della missione aerospaziale.

Il titanio Ti64, scelto per il suo equilibrato bilanciamento di forza, leggerezza e stabilità a basse temperature, è il materiale perfetto per puntare verso le stelle, modellabile e resistente nelle mani della tecnologia più avanzata, come la stampa-on-demand di hardware spaziale.