A Monticiano, piccolo Comune della Toscana, si è svolto, dal 19 al 21 settembre, un evento che, più che un festival, ha voluto essere un’occasione di incontro, riflessione e partecipazione comunitaria al patrimonio culturale.
Il “Festival MINORE – il Festival dei Beni Culturali e delle Comunità per il Patrimonio” ha riunito decine di sezioni di Italia Nostra provenienti da tutta Italia e tra queste ha brillato la partecipazione di Melilli, che ha scelto di portare al centro dell’attenzione un bene poco noto ma fortemente emblematico: il Serbatoio storico di Costa Farina.
Fin da subito, il Festival ha voluto rompere le barriere della mera contemplazione museale per proporsi come esperienza viva: visite guidate, camminate, workshop artistici, concerti e momenti di confronto si sono snodati per restituire al pubblico non soltanto bellezze paesaggistiche o testimonianze antiche, ma storie di comunità, idee di futuro, pratiche di tutela condivisa.
In questa cornice, la delegazione di Melilli ha avuto la possibilità di far risuonare una voce che spesso resta inascoltata nei territori d’Italia, la voce del Serbatoio storico di Costa Farina, che da un lato testimonia l’ingegneria idraulica e le pratiche di gestione dell’acqua in epoche passate e dall’altro rappresenta una memoria collettiva che rischia di sbiadirsi se non viene alimentata con iniziative di ricerca, divulgazione e partecipazione.
La sezione di Melilli ha contribuito a renderlo protagonista attraverso studi, incontri, visite, percorsi didattici con le scuole: materiali visivi, plastici, tavole illustrative e supporti multimediali sono stati impiegati per raccontare la sua storia, ma anche per stimolare la riflessione contemporanea, in particolare sul tema dell’inquinamento delle acque. Non è un caso che, nell’ambito di quei laboratori, si sia intrecciato un momento creativo come la danza, per evocare quel rapporto delicato fra uomo e risorsa idrica, fra uso e tutela.
L’esperienza di Melilli è stata presentata nel contesto più ampio delle 34 sezioni aderenti a Minore, come un esempio concreto in cui la tutela non rimane nelle stanze delle burocrazie o nelle carte dei progetti, ma viene resa pratica, attraverso il coinvolgimento delle scuole, delle amministrazioni locali, delle fondazioni, dei cittadini.
Il progetto nazionale “MINORE, un faro sul Patrimonio Culturale”, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con ICOMOS Italia, ambisce proprio a questo: a far emergere e rendere vivi quei beni spesso marginali ma carichi di identità, incoraggiando modelli di valorizzazione sostenibile e partecipata.
Ma cosa significa oggi parlare di serbatoio storico? Di quale acqua parliamo e a quali condizioni? Il Serbatoio di Costa Farina non è soltanto una struttura tecnica abbandonata: è un ponte verso il passato, che consente di narrare come le comunità un tempo gestivano risorse vitali, come si progettava la raccolta e lo stoccaggio delle acque, come quelle opere erano integrate nel tessuto paesaggistico locale. Allo stesso tempo, la sua esistenza invita a interrogarsi sui problemi attuali dell’acqua: sull’avvelenamento, sull’uso improprio, sulle trasformazioni che i cambiamenti climatici impongono. E proprio per questo merita di essere protetto, raccontato, fruito con consapevolezza.
Durante il Festival, la narrazione di Melilli è diventata un tassello di un mosaico più ampio: ognuna delle sezioni di Italia Nostra ha portato il proprio pezzo, la propria testimonianza, la propria sfida. Insieme, hanno mostrato che non serve che un bene sia grandioso o famoso per essere meritevole di attenzione: ciò che conta è la cura, l’accesso, la relazione fra comunità e patrimonio.
In un tempo in cui il patrimonio culturale rischia di rimanere catalogato nei libri o confinato nei circuiti elitari, l’esperienza del Serbatoio storico di Costa Farina ci ricorda che il passato non è stantio, che la storia non è statica e che ogni angolo dimenticato può ritornare vivo, se qualcuno gli restituisce voce.