Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) stanno consolidando il proprio ruolo non solo come produttori, ma come veri e propri custodi delle riserve mondiali di idrocarburi: quello che una volta era un settore puramente logistico si è trasformato oggi in un pilastro fondamentale della sicurezza energetica internazionale, con un mercato dei terminali di stoccaggio che punta a superare i 640 milioni di dollari entro il 2032.
La forza degli EAU risiede innanzitutto nella geografia: con una posizione privilegiata che funge da ponte tra i mercati di produzione mediorientali e la crescente domanda dei giganti asiatici come India e Cina, il Paese ha saputo trasformare i propri deserti e le proprie coste in infrastrutture tecnologiche all’avanguardia: il terminal di Fujairah, in particolare, si è imposto come il secondo hub di bunkeraggio più importante al mondo, superato solo da Singapore; la sua capacità di stoccaggio, che ha visto espansioni record negli ultimi anni, permette di gestire milioni di barili di greggio e prodotti raffinati, offrendo una valvola di sfogo essenziale durante i periodi di volatilità dei prezzi.
Cosa guida questa crescita così sostenuta? Oltre alla pura capacità estrattiva, che mira a raggiungere i 5 milioni di barili al giorno entro il 2030, c’è un fattore di prudenza strategica (la pandemia di COVID-19 ha insegnato al mondo quanto sia pericoloso dipendere da catene di approvvigionamento fragili): di conseguenza, gli EAU hanno accelerato gli investimenti per evitare carenze energetiche improvvise, passando da una logistica “just-in-time” a una politica di riserve robuste.
Inoltre, l’urbanizzazione galoppante e l’aumento della popolazione interna stanno alimentando una domanda domestica senza precedenti di carburanti come il diesel e il GPL: questo richiede terminali non solo più grandi, ma anche più diversificati, capaci di stoccare prodotti finiti pronti per la distribuzione locale e industriale.
Il settore sta vivendo anche una rivoluzione tecnologica: i nuovi terminali non sono più semplici cisterne, in quanto si parla di infrastrutture digitalizzate, dotate di sistemi di monitoraggio in tempo reale che ottimizzano lo spazio e garantiscono standard di sicurezza elevatissimi. L’adozione di design a tetto fisso e di tecnologie per la minimizzazione delle emissioni di zolfo riflette l’impegno del Paese verso una gestione più sostenibile degli idrocarburi, pur rimanendo ancorato al core business del petrolio.
Nonostante le prospettive brillanti, la crescente spinta verso le energie rinnovabili e gli obiettivi di decarbonizzazione rappresentano una sfida a lungo termine per la domanda di stoccaggio tradizionale. Gli EAU, perciò, stanno giocando d’anticipo, integrando nei loro piani di sviluppo la cattura del carbonio e la creazione di hub per l’idrogeno e il GNL a basse emissioni, trasformando i terminali di oggi nelle piattaforme energetiche di domani.
