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17.10.2025
Serbatoi di stoccaggio con tetto fisso o flottante?

Non tutti i serbatoi sono uguali e la scelta della geometria, del tipo di copertura e del sistema di contenimento dei vapori è cruciale per funzione, sicurezza, efficienza e impatto ambientale.

Ecco, allora, il concetto di “serbatoio a tetto fisso”, che può sembrare semplice a prima vista: si tratta di un contenitore con una copertura permanente rigida, fissata al corpo cilindrico, senza elementi mobili come lamelle o cupole flottanti.

Un serbatoio a tetto fisso è caratterizzato dal fatto che la copertura è parte integrante della struttura, saldata o fissata in modo permanente al fusto del serbatoio. Questo tetto può avere forma conica, a cupola o leggermente bombata: l’importante è che non possa muoversi in relazione al livello del liquido; essendo bloccato rispetto al corpo del serbatoio, non segue le fluttuazioni del liquido al suo interno.

Una delle ragioni principali per scegliere un serbatoio a tetto fisso è che molti liquidi destinati allo stoccaggio non generano vapori in quantità elevate o, comunque, vengono gestiti con sistemi di controllo vapori (come valvole di pressione/vuoto): in questi casi, la semplicità costruttiva di un tetto fisso risulta vantaggiosa, grazie a meno elementi mobili, meno manutenzione, costi contenuti. Infatti tali serbatoi sono ampiamente impiegati per liquidi stabili, dove non è attesa una variazione sostanziale del volume gassoso interno.

Un aspetto critico è la gestione dei vapori: poiché il tetto non si sposta, non “abbraccia” il vapore generato da variazioni di temperatura o livello del liquido: per evitare che la pressione interna aumenti o che venga creato un vuoto pericoloso, i serbatoi in questione sono spesso dotati di valvole pressione-vuoto, che permettono un minimo scambio con l’esterno compensando piccole differenze di pressione atmosferica o termica. Se non sono presenti queste valvole, il tetto fisso può essere “liberamente ventilato” e, in tal caso, le emissioni di vapori possono essere significative: un dato che va considerato con attenzione in ambienti dove le normative ambientali impongono limiti di emissione.

L’attrattiva immediata del serbatoio a tetto fisso è legata alla robustezza e alla ridotta complessità: non ci sono parti mobili che seguono la superficie del liquido, il che significa meno usura, minori costi di manutenzione, più stabilità strutturale (specialmente in caso di carichi esterni come neve o vento); inoltre, per molti impianti che gestiscono liquidi poco volatili, questa soluzione è pienamente adeguata, in quanto le strutture sono consolidate, il know-how è ben diffuso e le tecniche costruttive sono mature.

Le più grandi limitazioni, però, emergono proprio quando l’applicazione richiede un controllo serrato delle perdite di vapore o quando il prodotto in stoccaggio ha un’elevata volatilità. Il fatto che il tetto non segua il livello del liquido comporta che all’interno del serbatoio possa crearsi uno “spazio morto” pieno di vapore, variabile in dimensione in funzione del livello: a temperature diverse o con oscillazioni del livello, lo spazio vuoto può generare emissioni oppure sollecitazioni interne; le valvole pressione-vuoto alleviano in parte questo problema, ma non lo eliminano del tutto.

In scenari in cui il controllo delle emissioni è stringente (come negli impianti petrolchimici o nei depositi con prodotti volatili), altre tipologie di serbatoi, come quelli a tetto flottante che si adattano al livello del liquido possono risultare più idonee: i suddetti tetti mobili riducono lo spazio libero e quindi le perdite di vapore, ma introducono complessità costruttive, maggiore manutenzione e costi più elevati.

I serbatoi a tetto fisso trovano largo utilizzo in contesti dove le normative relative alle emissioni sono meno restrittive o dove i liquidi trattati non sono altamente volatili: ad esempio, per lo stoccaggio di acqua, di olio combustibile leggero o di servizi ausiliari, il tetto fisso rappresenta una scelta bilanciata.

Nell’ambito dei serbatoi di stoccaggio, adottare un tetto fisso è una scelta che va ponderata con attenzione, specie quando il fluido stoccato è sensibile ai fenomeni di evaporazione, variazioni termiche o requisiti ambientali restrittivi

Un primo punto da considerare riguarda i materiali e le modalità costruttive: Righetto Serbatoi impiega acciai al carbonio conformi alla norma EN 10025 tipo S235JR per le pareti esterne dei serbatoi fuori terra, con saldature a cordone continuo eseguite con processo ad arco sommerso per la parte esterna e a MIG per la parte interna; dopo la costruzione, la finitura esterna prevede strati antiruggine e smalto di finitura.

Le suddette specifiche tecniche dimostrano quanto sia importante la scelta di materiali certificati e processi di saldatura controllati: un serbatoio a tetto fisso, non disponendo di movimenti rispetto al fluido, è soggetto a sollecitazioni ambientali (vento, neve, escursioni termiche) che richiedono una struttura robusta e ben qualificata. In assenza di un tetto mobile, la struttura rigida deve garantire tenacità e stabilità nel tempo.

Da un punto di vista normativo, Righetto progetta serbatoi con bacino di contenimento pari a 110% della capacità del serbatoio, in conformità con il Decreto Ministeriale 22/11/2017 italiano. E’ un requisito cruciale: in caso di perdite o cedimenti, il bacino deve essere in grado di contenere più del volume nominale per evitare sversamenti esterni; inoltre, ogni serbatoio approvato per uso esterno è corredato da caratteristiche come valvola limitatrice di carico al 90%, indicatore di livello meccanico, attacchi di sfiato con frangi fiamma, connessioni di aspirazione e scarico, presa di messa a terra e attacchi per equipotenzialità.

La scelta di tetti fissi o protezioni fisse (tettoie, coverbox) viene prevista anche nei serbatoi approvati da Righetto per uso esterno: ad esempio, per i modelli da 500 a 9.000 litri, la copertura è progettata come struttura rimovibile in acciaio zincato (tettoia) o box metallico (coverbox) che può però essere smontata per le attività di manutenzione, conformemente alle norme (DM 22/11/2017), le quali impongono accessibilità alla manutenzione. Per questo motivo, anche un “tetto fisso” pratico come un box o una tettoia è pensato per essere gestito nelle operazioni di ispezione o riparazione, pur mantenendo la sua funzione primaria: proteggere dagli agenti esterni e contribuire al contenimento vapori.

Quando un serbatoio a tetto fisso è parte di un impianto reale, diventa fondamentale integrare dispositivi ausiliari per gestire pressioni, vuoti e vapori. Nei serbatoi proposti da Righetto, per esempio, vengono montate valvole limitatrici di carico (generalmente al 90% del volume) per evitare sovraccarichi liquidi in fase di riempimento; vi è inoltre un attacco di sfiato munito di fungo con reticella frangiflame (generalmente 1 ½”) per controllare i vapori, evitando l’ingresso di scintille o fiamme. L’indicatore di livello con struttura protettiva è previsto per ogni modello, al fine di indicare visivamente il livello interno senza mettere in contatto diretto l’operatore con i vapori. Ancora, la posizione degli attacchi di aspirazione è studiata per evitare che vengano aspirati i fondami o impurità depositate sul fondo del serbatoio e il tappo di scarico totale è previsto per le operazioni di manutenzione, pulizia o svuotamento completo.

Per i serbatoi mobili, Righetto prevede gruppi erogatori con pompe autoavvolgenti, contalitri, valvole di non ritorno, rubinetti a sfera, attacchi di messa a terra, scale o botole, a seconda del modello. Un sistema interessante riguarda i serbatoi interrati o quelli con intercapedine: Righetto offre centraline di rilevamento perdite, come la LAG 14ER, che monitorano l’intercapedine riempita con una miscela acqua/glicole e segnalano allarmi in caso di perdita. Tale tipo di strumentazione è utile anche in impianti con serbatoi dotati di copertura fissa, per assicurare integrità e sicurezza.