Per chi abita a Salt Lake, l’idea di alzare lo sguardo e vedere all’orizzonte la sagoma dei grandi serbatoi sopraelevati fa parte del paesaggio quotidiano: sono strutture imponenti, a metà tra infrastruttura tecnica e landmark urbano, che negli anni hanno garantito l’acqua a interi isolati senza che i residenti dovessero pensarci troppo.
Ora, però, quel sistema che è rimasto quasi immutato dalla nascita del township sta vivendo una stagione di cambiamento profondo: tutte e quindici le cisterne sospese stanno entrando in un vero e proprio cantiere a cielo aperto, un intervento di revamping che segna uno spartiacque tra la Salt Lake degli inizi e quella che dovrà reggere l’urto della città che cresce.
Per la prima volta dalla costruzione del quartiere, l’intera rete dei serbatoi sopraelevati viene sottoposta a un’operazione di rinnovo complessivo: il consolidamento delle strutture, il rifacimento degli elementi degradati, la sostituzione delle apparecchiature elettromeccaniche arrivata a fine vita. Non è un semplice restyling, ma un intervento che tocca l’ossatura stessa dei serbatoi e il modo in cui l’acqua viene accumulata, pompata e distribuita alle case. Le autorità parlano di retrofitting, di lavori di riparazione strutturale ed elettro-civile, di un upgrade complessivo.
Questa decisione è il risultato di anni in cui i segnali di affaticamento del sistema si sono fatti sempre più frequenti: i serbatoi sono rimasti in funzione per decenni con interventi limitati, spesso confinati alla singola perdita, alla pompa guasta, alla valvola da sostituire. Col tempo, però, la combinazione tra strutture invecchiate, apparecchiature usurate e domanda crescente di acqua potabile ha iniziato a trasformare piccoli inconvenienti in problemi ricorrenti: le cronache locali parlano di guasti tecnici, di interruzioni improvvise, di una rete che dava l’impressione di lavorare al limite, abbastanza da spingere la municipalità a lanciare un programma di riparazione esteso a tutti i quindici serbatoi sopraelevati del township.
A Salt Lake, le cisterne sopraelevate servono più di 26.000 nuclei familiari, distribuendo acqua filtrata in più turni nell’arco della giornata; con l’aumento della popolazione, con nuovi edifici e maggiori consumi, quel sistema originariamente dimensionato per una Salt Lake più piccola ha iniziato a fare i conti con carichi e ritmi che non erano quelli pensati all’inizio. Il revamping è, in questo senso, una risposta alla città che cambia, un tentativo di rimettere al passo la rete con la vita reale del quartiere.
Dentro i cantieri allestiti ai piedi dei serbatoi, i lavori procedono su più livelli contemporaneamente: c’è una componente strutturale, fatta di rinforzi, ripristini del calcestruzzo, interventi sulle parti metalliche esposte, ricostruzione di elementi come le solette di copertura e le porzioni di struttura maggiormente soggette a degrado.
Accanto a questa, c’è la parte elettromeccanica, quella che non si vede ma che si sente ogni volta che si apre un rubinetto: pompe, valvole, strumenti di misura, quadri di comando. Proprio qui si concentra una parte importante del rinnovamento, con la sostituzione delle pompe storiche con nuove macchine di maggiore potenza, da 45 kW e 38 kW, pensate per garantire una distribuzione più robusta e affidabile anche nelle ore di maggiore richiesta.
Alle pompe si affiancano valvole e manometri nuovi, in grado di controllare meglio pressioni e portate, riducendo il rischio di cali improvvisi o sbalzi che possono stressare l’intera rete.
Intorno alle cisterne, poi, si sta lavorando anche alla qualità dello spazio urbano che le circonda, tra drenaggi ripensati, percorsi pedonali sistemati o completamente rifatti, nuovi punti luce e muri di recinzione riqualificati. Anche questo fa parte del concetto di revamping: non solo l’efficienza interna del sistema, ma il modo in cui esso si inserisce nel quartiere.
Per molto tempo, i serbatoi come quelli di Salt Lake sono state percepiti come elementi scontati e, una volta costruiti, dovevano limitarsi a funzionare, con qualche riparazione ogni tanto; oggi, invece, l’idea di manutenzione si sta spostando verso programmi più organici, in cui si accetta che un’infrastruttura abbia un ciclo di vita e che, a metà di questo ciclo, possa aver bisogno di un intervento grande quasi quanto la realizzazione iniziale. In un contesto di cambiamento climatico, eventi meteorologici più estremi e carichi urbani crescenti, l’affidabilità di un serbatoio sopraelevato non è più solo una questione tecnica ma un pezzo della resilienza complessiva del quartiere.
Non a caso, il revamping viene scandito per fasi, con l’obiettivo di inaugurare già entro fine anno alcuni serbatoi completamente rinnovati e di proseguire poi con gli altri, evitando di mettere contemporaneamente fuori gioco troppa capacità di accumulo: i primi a cambiare volto, secondo le indicazioni della municipalità, saranno due serbatoi individuati tra i più strategici per la rete, destinati a fare un po’ da apripista agli altri.