12.01.2024
Riqualificazione ex Aermacchi di Varese: addio all’elefantino del serbatoio della CagivaIn quel di Varese, sembra che persino gli elefanti abbiano imparato l'arte del volo, perlomeno nella zona del progetto di riqualificazione dell'ex area Aermacchi. In questa località, demolizioni e lavori di smantellamento stanno aprendo la strada alla costruzione di un innovativo centro sportivo, completo di parco e spazi commerciali. Curiosamente, l'elefante in questione non è un gigante della savana, ma un simbolo storico: lo stemma della Cagiva, poi passato al Casti Group, che per anni ha campeggiato sulla torre idrica dell'ex Aermacchi. Questa iconica struttura rimarrà intatta nonostante le trasformazioni in corso. L'immagine dell'elefantino era stata posizionata quando i Castiglioni acquisirono l'area industriale, trasformandola in un fulcro per le loro attività, tra cui la sede della Pallacanestro Varese. Curioso è anche il legame tra la Cagiva e l'eredità motociclistica dell'Aermacchi. I fratelli Castiglioni, Claudio e Gianfranco, hanno continuato la produzione di moto di qualità a Varese, acquisendo lo stabilimento di Schiranna (oggi sede della MV Agusta), dove un tempo si fabbricavano le moto Aermacchi e AMF-Harley Davidson. Oggi, l'emblema dell'elefantino non appare più sulle due ruote, ma è rimasto impresso sulla torre di via Sanvito, simbolo di una ricca storia sportiva e industriale. Tra i successi più rilevanti, spiccano le vittorie alla Parigi-Dakar con Edi Orioli (1990 e 1994) e i trionfi nella classe 500 del Motomondiale, con Eddie Lawson e John Kocinski tra il 1992 e il 1994. L'area si situa lungo via Sanvito Silvestro, una delle vie principali verso il cuore di Varese. Recentemente, la zona è stata caratterizzata dall'intensa attività di demolizione e dai mezzi da cantiere che lavorano incessantemente, rimuovendo le macerie e ridisegnando il paesaggio urbano proprio accanto alla strada principale. Complice la presenza di muri e muretti, sopralzi, e dell’apertura a bordo strada su di un fondo verde dotato di scalette, a metà mattina di una giornata piuttosto tersa, un lento viavai di curiosi assiste alla demolizione, alla scomparsa alla vista di un pezzo di storia industriale della città, che scompare. C’è chi passa col cane e si ferma ad osservare, e chi invece immortala uno dei tanti momenti a testimonianza dell’incedere dei lavori. Si tratta di opere che consistono in questa fase nella rimozione di macerie, e dove sono all’opera diverse maestranze nell’area di lavoro monitorata dal servizio di prevenzione sicurezza ambienti di lavoro di Ats insubria, naturalmente a conoscenza dell’attività lavorativa specifica e per la quale sono state adottate precauzioni quali nebulizzatori per abbassare il livello delle polveri. Sempre per via delle grandi dimensioni dei mezzi da cantiere, parte della carreggiata adibita al transito veicolare risulta impegnata e dunque le auto impegnano il punto corrispondente all’area di lavoro in un tratto a senso unico alternato regolato da impianto semaforico. Il rosso, il capo che si volta in direzione dei lavori, e le grandi pale meccaniche rimuovono un altro pezzo dell’area industriale che fu. Al verde lo sguardo torna sulla strada; l’auto riparte; un passo ulteriore verso un nuovo quartiere è compiuto.