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10.10.2025
Il Parthenon sotterraneo di Tokyo: non solo un serbatoio ma una vera e proprio architettura sotto la megalopoli

In tempi in cui le precipitazioni estreme e le alluvioni diventano sempre più frequenti, Tokyo ha risposto con una meraviglia ingegneristica nascosta sotto il suolo: un immenso serbatoio sotterraneo che, con le sue colonne poderose e spazi cavernosi, non è soltanto infrastruttura tecnica, ma un’architettura di resistenza contro l’acqua. Spesso descritto come il “Parthenon” o “tempio sotterraneo” di Tokyo, il sistema è parte del progetto noto come G-Cans (acronimo del tunnel anti-inondazione metropolitano).

La storia che ha spinto la sua realizzazione affonda le radici in eventi che hanno segnato l’insicurezza urbana: nel 1991 il tifone Mireille provocò l’inondazione di decine di migliaia di abitazioni nella zona metropolitana, determinando la consapevolezza della necessità di una difesa acquatica più robusta. Da lì, il progetto G-Cans prese forma: i lavori iniziarono nel 1993 e, dopo oltre un decennio di costruzione, il sistema entrò in servizio nel 2006.

Si avanza sotto la superficie di Kasukabe, nella prefettura di Saitama, a nord di Tokyo, e si discende per decine di metri: poi si entra in una sala immensa, irrorata da colonne massicce in cemento armato che sembrano evocare architetture antiche. Non è un monumento, ma un serbatoio di regolazione della pressione dell’acqua, concepito per convogliare e trattenere le acque in eccesso durante piogge intense.

La camera principale misura circa 177 metri in lunghezza, 78 metri in larghezza e 25 metri in altezza ed è sorretta da 59 colonne di cemento ognuna del peso di circa 500 tonnellate; ad essa si connettono tunnel lunghi circa 6,3 chilometri, profondi quasi 50 metri sotto il suolo, che captano l’eccesso idrico da fiumi minori o corsi che rischiano l’esondazione. Quando le acque superano il livello soglia nel sistema di raccolta, quattro turbine da 10 MW ciascuna si attivano per scaricare fino a 200 metri cubi d’acqua al secondo nel fiume Edo, impedendo così che i quartieri urbani si allaghino.

Ma la struttura sotterranea è anche teatro: visitatori italiani e internazionali possono scendere lungo gradinate che conducono al cuore della cisterna, assistendo all’effetto visivo di un colonnato che sembra un tempio perduto. L’atmosfera è quasi mistica, con le luci soffuse, la scala di cemento e le colonne che convergono in un senso di grandezza che sfugge alla semplice funzione ingegneristica.

Molti locali lo chiamano “underground shrine” (santuario sotterraneo) proprio per questa suggestione architettonica. L’efficacia di questa struttura è impressionante: grazie al G-Cans, si stima che il numero di abitazioni soggette a inondazioni durante eventi critici sia diminuito fino al 90%; in media, questo sistema viene usato circa sette volte ogni anno, nei momenti in cui piogge straordinarie mettono sotto stress la rete idrografica della capitale. Nel corso degli anni, il sistema ha contribuito a prevenire danni economici enormi, cifre che si aggirano nell’ordine delle decine o centinaia di miliardi di yen.

Nonostante tutto, il G-Cans protegge in maniera diretta solo alcune aree della capitale e zone limitrofe, non tutta Tokyo: anche gli operatori avvertono che la struttura non è mai stata messa a piena capacità e che richiede manutenzione continua e vigilanza, specialmente con il clima che cambia e le precipitazioni diventano meno prevedibili.