Quando si parla di serbatoi, lo stesso blog qui presente si avvale della definizione industriale, ma potremmo trovare un significato storico-artistico della stessa parola: se ripercorriamo i secoli, vari sono gli esempi di “serbatoi” che sono delle vere e proprie gemme di imponenza architettonica.

E’ il caso del Palombaro Lungo, il serbatoio idrico formato da una serie di antiche cisterne che hanno reso accessibile l’acqua in una zona arida ed impervia.

Il Palombaro Lungo, l’antico serbatoio sotterraneo della città, fu realizzato nel 1846 grazie all’operato di Monsignor Antonio Di Macco: doveva essere una riserva idrica pubblica, soprattutto per gli abitanti del Sasso Caveoso.

Il suo nome prende significato etimologico dal latino “plumbarius” ossia “…la persona che rivestiva con il piombo le condutture che portavano l’acqua dagli acquedotti alle case…”.

La struttura, a sua volta, era rivestita da un composto di argilla e paglia (denominato “cocciopesto”), proprio per essere fornito di pareti impermeabili atte a evitare che l’acqua venisse assorbita dalle rocce porose.

Il sistema idrico del Palombaro è composto da due ramificazioni, una per il Sasso Barisano ed un’altra per quello Caveoso, con delle cisterne dotate di piccoli canali per lo spostamento dell’acqua. Nel 1927, comunque, viene realizzato l’acquedotto e, per questo motivo, la grande cisterna non venne più utilizzata.

Il Palombaro Lungo, ad ora, è il più grande serbatoio d’Europa: infatti, è alto 18 metri, largo 50 ed è fornito di una capienza in grado di contenere fino a 5 milioni litri di acqua, caratteristica che consente di raccogliere risorse idriche anche nei periodi di siccità, sfruttando i fenomeni della condensazione e dell’escursione termica, diurna e notturna.

Divenendo Patrimonio dell’Unesco, nel 1991 la non più impiegata grande cisterna è stata rimessa in funzione e “riconvertita”, in senso turistico, per essere visitabile: una serie di scale che si inoltrano all’interno della montagna, quindi, permettono di ammirare possono specchi d’acqua piovana che intercettano le acque di superficie.