Quando si parla di serbatoi, l’immagine mentale spesso richiama grandi cisterne petrolifere, depositi industriali o strutture per lo stoccaggio di gas: questo settore è in pieno fermento anche in Europa, e in Italia in particolare, dove stanno emergendo nuovi trend, spinte tecnologiche e sfide ambientali che rendono il comparto dei serbatoi un tassello strategico nelle transizioni energetiche e infrastrutturali.
La proiezione che emerge da studi internazionali suggerisce una crescita robusta: il mercato globale dei serbatoi di stoccaggio è stimato crescere con un tasso annuo composto (CAGR) di circa il 5-6 % nei prossimi anni.
In Europa, dove l’industria chimica, petrolifera e delle infrastrutture energetiche è ben radicata, la domanda risulta particolarmente vivace: il mercato europeo è previsto tra i più dinamici a livello globale, con un’attenzione crescente per serbatoi destinati a combustibili alternativi, biocarburanti, e più in generale all’energia pulita.
Tra i segmenti in forte espansione si colloca quello del GNL (gas naturale liquefatto): in Europa, il mercato dei serbatoi per GNL nel 2024 ha generato circa 2,52 miliardi di dollari e si prevede una crescita annua vicina al 6,6 % per il periodo 2025-2030. Questo perché, nella strategia europea di diversificazione delle fonti e di rafforzamento della sicurezza energetica, il GNL gioca un ruolo fondamentale come combustibile di transizione.
In Italia il quadro è sfaccettato: da un lato, si registra una crescita significativa nell’installazione di serbatoi per GNL, soprattutto nei territori dove si punta a sistemi energetici più autonomi od “off-grid” (il numero totale di depositi di GNL è cresciuto del 16,5% tra il 2023 e il 2024, con l’aggiunta di decine di nuovi depositi).
Ci sono poi iniziative più innovative: per esempio, in Italia è stato presentato un catalogo nazionale di serbatoi per idrogeno gassoso, in grado di gestire volumi fino a 200.000 litri, con pressioni fino a circa 70 bar.
I materiali usati per i serbatoi sono oggetto di evoluzioni: i serbatoi in fibra di vetro, più leggeri e resistenti alla corrosione rispetto all’acciaio, stanno conquistando quote crescenti; il loro mercato globale è previsto in espansione con un CAGR attorno al 4,8 % nei prossimi anni. Questo cambio tecnologico si lega anche alla necessità di manutenzione ridotta e maggiori durate operative, aspetti che contano molto nei contesti industriali e infrastrutturali.
Un elemento cruciale che modella il futuro dei serbatoi in Europa è la funzione strategica che svolgono nelle catene globali del valore: essi permettono non solo lo stoccaggio fisico, ma la flessibilità negli approvvigionamenti, la gestione delle variazioni stagionali, l’ottimizzazione dei flussi tra produzioni, consumi e importazioni.
Si evidenzia come il sistema dei serbatoi europei sia fondamentale per mediare tra offerta energetica estera e consumi nazionali, rendendo i Paesi meno vulnerabili agli sbalzi di prezzo e più resilienti di fronte a shock internazionali.
Non mancano certo i nodi da sciogliere, come i costi iniziali per nuove costruzioni o ammodernamenti che sono elevati: i requisiti normativi di sicurezza, i controlli ambientali, i sistemi di monitoraggio, i materiali certificati incidono notevolmente.
Le imprese che investiranno in soluzioni “plug and play”, modulabili o facilmente aggiornabili, avranno un vantaggio competitivo; allo stesso modo, la digitalizzazione è ormai imprescindibile, con l’inserimento di sensori, sistemi IoT, monitoraggio remoto e manutenzione predittiva eleva la qualità del servizio e riduce i rischi.
In Italia, l’implementazione pratica richiede però attenzione locale: nei territori insulari, nei cluster industriali o nelle reti isolate, il costo di trasporto, l’accesso alle competenze e le morfologie geografiche rendono l’installazione e la manutenzione più complesse.
Quando guardiamo al panorama europeo e italiano dei serbatoi, possiamo comprendere le tendenze generali, ma è al livello regionale che queste tendenze trovano una forma concreta, si confrontano con il territorio, con la storia industriale e con le politiche locali. In Italia le differenze tra Nord, Centro e Sud, tra aree urbane e zone interne, tra regioni con vocazione industriale e regioni rurali o costiere, segnano percorsi disomogenei ma ricchi di spunti.
Nel Nord, dove si concentra buona parte del tessuto industriale italiano, la domanda di serbatoi destinati ad applicazioni chimiche, petrolifere, metalmeccaniche e infrastrutturali è più elevata: le regioni come Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte hanno esperienze consolidate in ingegneria avanzata, e possono contare su imprese già in grado di sviluppare tecnologie integrate, sensoristica, automazione. La capacità di innovare nei materiali compositi o nelle strutture modulari è più facilmente valorizzabile e, in queste aree, il mercato locale può servire da banco di prova per soluzioni “smart” che poi possono essere esportate nel resto d’Italia e all’estero.
Al Centro, regioni con un mix di industria leggera e attività di servizi possono sfruttare un vantaggio: la prossimità alle reti di trasporto, l’accesso ai poli di ricerca universitari, la possibilità di interfacciarsi con imprese del tessile, dell’automotive o dell’elettronica che richiedono serbatoi specialistici. Qui la produzione regionale può inserirsi nei filoni di nicchia: serbatoi criogenici, sistemi integrati per energie rinnovabili, stoccaggio di biocarburanti.
Ma è nel Mezzogiorno e nelle isole che si aprono scenari particolarmente interessanti, anche se più impegnativi: le Regioni del Sud beneficiano oggi di strumenti di incentivazione che possono rendere più attrattivi gli investimenti nelle infrastrutture tecnologiche, tra cui la produzione o installazione di serbatoi avanzati.
Ad esempio, le imprese nelle regioni meridionali possono accedere al Credito d’Imposta per il Mezzogiorno, un incentivo fiscale che riduce il costo degli investimenti in beni strumentali innovativi nelle regioni meno sviluppate. Questa leva può favorire lo sviluppo di poli locali capaci di fornire serbatoi speciali per applicazioni energetiche o ambientali, soprattutto in zone dove le catene di approvvigionamento sono meno consolidate.
Un altro fattore regionale è la governance e la capacità amministrativa: regioni con politiche chiare in materia di transizione energetica, infrastrutture, decarbonizzazione possono attrarre nuovi investimenti nel settore dei serbatoi per l’energia avanzata (idrogeno, stoccaggio di fluidi criogenici). Le regioni che stanno orientando i propri piani riflettendo le linee europee per la transizione verde hanno un vantaggio competitivo: chi riesce a mettere in rete università, centri di ricerca, imprese, enti locali può creare un ecosistema favorevole.
Il futuro dei serbatoi in Italia si giocherà proprio su questa dimensione regionale: investire dove oggi c’è un gap infrastrutturale e tecnologico, ma allo stesso tempo sviluppare centri di eccellenza che possano fungere da catalizzatori nel tessuto nazionale ed europeo.