Nel mondo che cerca nuove strade per la transizione energetica, pochi impianti sono tanto emblematici quanto quelli che trasformano rifiuti o residui organici in energia pulita. Il biogas è fra queste vie: affidabile, rinnovabile, capace di connettere agricoltura, spreco organico, economia delle comunità locali.
Ma non basta produrlo: serve conservarlo, gestirlo in sicurezza, evitarne le dispersioni, massimizzare l’efficienza. Ed ecco che entrano in scena i serbatoi a doppia membrana, soluzioni che stanno acquisendo importanza crescente in un mercato globale in espansione.
Secondo un recente report, il mercato globale dei serbatoi biogas a doppia membrana è stato valutato in circa 113 milioni di dollari USA nel 2024, con proiezioni che portano fino a 170 milioni entro il 2031, con un tasso di crescita composto annuale (CAGR) stimato attorno al 5,8%.
Queste cifre suggeriscono non un’esplosione improvvisa, ma una crescita costante: un progresso che riflette la spinta delle politiche ambientali, l’attenzione sempre maggiore alle perdite di metano, la volontà di infrastrutture più sicure e performanti.
Il concetto è elegante e pragmatico: un serbatoio che ha non una, ma due membrane flessibili sovrapposte, con quella interna che contiene il gas e quella esterna che offre protezione, isolamento, stabilità strutturale e mitigazione di problemi come la degradazione UV, le perdite, le tensioni materiali.
In più, questi sistemi sono utili quando il volume di gas prodotto varia, perché il biogas non sempre fluisce in modo costante e serve un contenitore che possa dilatarsi, contrarsi, assorbire le oscillazioni: in altre parole, sono serbatoi “flessibili”, adatti ai picchi, utili anche nei momenti di stallo, come nei fine settimana o in condizioni meteo sfavorevoli, quando la produzione è ridotta o il consumo posticipato.
Le applicazioni principali di questi serbatoi sono:
– impianti di depurazione delle acque, dove il biogas è prodotto come sottoprodotto dei processi biologici;
– impianti di bioenergia e digestione anaerobica agricola, che vogliono conservare gas per generazione di elettricità, calore, o trasformazione;
– usi industriali più vari, dove il biogas nasce da residui o sottoprodotti.
Geograficamente, la spinta più forte arriva dall’Asia-Pacifico, guidata da Paesi come Cina e India, dove la politica ambientale, la pressione per ridurre le emissioni di gas serra e l’espansione delle infrastrutture in agricoltura e gestione dei rifiuti stanno generando scenari favorevoli; secondo il rapporto, questa regione rappresenta circa il 36% del mercato globale per consumo di questi sistemi.
Altri mercati importanti sono l’Europa e il Nord America, dove le normative ambientali e le politiche di incentivazione giocano un ruolo significativo nella domanda di sistemi più sicuri e tecnologicamente avanzati.
Nei numeri delle previsioni emergono anche le problematiche: le membrane devono essere resistenti, non devono perdere gas, devono durare nel tempo; la manutenzione è importante e l’integrazione con altre parti dell’impianto richiede progettazione accurata. Inoltre, il costo dei materiali, i prezzi delle materie prime, la disponibilità di competenze tecniche influenzano molto la fattibilità.
Ma ci sono opportunità chiare: la pressione regolatoria per ridurre le emissioni di metano, finanziamenti verdi, politiche di “carbon pricing”, incentivi per energie rinnovabili, fanno da motore. Inoltre, miglioramenti tecnologici nel materiale delle membrane, nei sistemi di monitoraggio/release gas, nei controlli automatici contribuiscono a rendere questi sistemi più efficienti, più affidabili e meno costosi.
Guardando al periodo dal 2025 al 2031, il mercato dovrebbe continuare ad allargarsi, sia in valore sia in numero di impianti, spinto da:
– politiche ambientali che richiedono la riduzione degli sversamenti di gas, delle emissioni;
– maggiore consapevolezza sull’importanza di infrastrutture resilienti;
– crescente energia da rifiuti organici, da biomassa, da scarti agricoli;
– diffusione di sistemi integrati che combinano produzione, stoccaggio, consumo, magari anche con applicazioni locali (agricole, comunitarie).
Il settore della membrana doppia dovrebbe vedere innovazioni nei materiali (maggiore durabilità, protezione UV, meno permeabilità), nella forme, nei sistemi di monitoraggio e controllo, e probabilmente nella prefabbricazione, per ridurre i tempi di installazione e i costi.
Se si pensa al biogas non solo come “energia da rifiuti”, ma come elemento da integrare in un sistema energetico sostenibile, il serbatoio non è un accessorio, è centrale: è il luogo in cui il potenziale diventa realtà, in cui la produzione intermittente si armonizza con il consumo; dove la sicurezza si fonde con l’efficienza.
Il mercato dei serbatoi a doppia membrana per biogas è ancora in una fase di crescita, ma non in un limbo: cresce con scopi precisi, con normative, con richieste, con tecnologie che migliorano.