In Sud America, dove il traffico aereo si intreccia con ambiziose prospettive di crescita economica e connettività, Jorge Chávez International Airport a Lima segna un nuovo traguardo grazie all’ingresso in funzione del suo avveniristico impianto di stoccaggio carburante.
Progettato e realizzato da Exolum, leader globale nella gestione e trasporto di idrocarburi, il complesso riflette una scommessa coraggiosa sul futuro dell’aviazione in Perù e su scala continentale, sia in termini di efficienza operativa sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale.
Costato oltre 100 milioni di dollari, l’impianto sorge su un’area di cinque ettari alle porte della struttura aeroportuale, un terreno un tempo marginale che ora ospita quattro serbatoi dal volume complessivo di circa 35 000 m³.
Questa dotazione strategica consente all’aeroporto di ampliare la propria autonomia di rifornimento da due a otto giorni, un margine vitale per far fronte a eventuali picchi di domanda e a interruzioni nelle forniture: alle spalle di questi giganti d’acciaio, sette isole di ricezione carburante, equipaggiate con sistemi di filtrazione di ultima generazione, raccordano la materia prima alle sei pompe ad alta capacità che alimentano, attraverso una rete sotterranea di dieci chilometri di condotte, ben 130 punti di rifornimento direttamente in quota sugli aprons.
Dietro il fascino delle grandi cifre e delle tubazioni mimetizzate nella pietra, tuttavia, si cela un approccio che coniuga tecnologia e attenzione all’ambiente. Il cuore del sistema è un moderno centro di controllo centralizzato, da cui gli operatori supervisionano ogni fase del processo: dal pompaggio alla miscelazione, fino alla distribuzione verso i velivoli; sensori e software avanzati monitorano in tempo reale le pressioni, le portate e la qualità del combustibile, azionando sistemi di sicurezza e prevenzione in caso di anomalie.
Sul fronte energetico, le pompe elettriche ad alta efficienza riducono in maniera significativa il consumo di energia, mentre una flotta di veicoli di rifornimento a impatto zero (tra cui il primo gruppo di bowser solari) completa un quadro in cui l’ecosostenibilità non è un mero accessorio, ma un pilastro progettuale.
Il presidente di Exolum in Spagna e responsabile per il settore aviazione, Jorge Guillén, ha sottolineato come questo progetto non sia una semplice opera infrastrutturale, ma un vero e proprio acceleratore per collegare il Perù al mondo.
Con una superficie aeroportuale che si estende ormai su 935 ettari e un numero di passeggeri che nel 2024 ha superato quota 24 milioni, in crescita del 15 % rispetto all’anno precedente, Jorge Chávez si candida a diventare uno dei principali hub latinoamericani, forse il più moderno dal punto di vista delle tecnologie di rifornimento: la possibilità di servire fino a 40 milioni di passeggeri all’anno (e di sostenere un traffico merci in forte espansione) dipende oggi anche da scelte come questa, che riducono la dipendenza dai convogli su gomma e i relativi ingorghi interni all’aeroporto, diminuendo al contempo le emissioni di CO₂ legate ai trasporti tradizionali.
Sul versante locale, l’esercizio dell’impianto creerà nuove opportunità di lavoro specializzato, dagli addetti alle operazioni di banchina fino agli ingegneri di manutenzione e ai tecnici dell’automazione; inoltre, il know-how acquisito dalla squadra di Exolum in Perù potrà essere trasferito alle future espansioni infrastrutturali della regione, contribuendo a innalzare gli standard di sicurezza e di efficienza in altri scali dell’America Latina.
In un contesto in cui la domanda di carburante per aviazione è destinata ad aumentare, anche in seguito alla ripresa dei voli post-pandemia e alla crescita dei voli cargo, poter contare su un serbatoio strategico di tali dimensioni è un vantaggio competitivo notevole.