AI Castelli Romani, il Comune di Lanuvio si appresta a inaugurare una delle opere pubbliche più attese degli ultimi anni: il nuovo impianto di potabilizzazione e il serbatoio “Carlo Fontana” di Acea Ato 2, un progetto strategico ora prossimo alla realizzazione.
A Lanuvio, l’opera è rimasta in stallo nei tribunali per questioni di esproprio: la costruzione della condotta idrica collegherà i pozzi San Lorenzo e Matteotti al nuovo potabilizzatore e al serbatoio Acea, elementi chiave per garantire acqua sicura e abbattere i livelli di arsenico ancora presenti nelle falde locali.
Promosso da Acea Ato 2, gestore del Servizio Idrico Integrato per il Lazio centrale, l’intervento si inserisce nel programma regionale per il superamento dell’emergenza arsenico avviato già nel 2012, con l’obiettivo di offrire un’acqua potabile conforme ai limiti di legge e in grado di soddisfare le esigenze sanitarie dei cittadini di Lanuvio.
Il nuovo potabilizzatore sarà dotato di tecnologie avanzate per il trattamento dell’acqua, volte a rimuovere non solo l’arsenico ma anche altri contaminanti di origine naturale, grazie a processi di ossidazione e filtrazione su supporti specifici; accanto all’impianto, il serbatoio “Carlo Fontana” assicurerà la riserva idrica necessaria per far fronte ai picchi di consumo, evitando interruzioni e cali di pressione che in passato avevano costretto Acea a intervenire con autobotti nelle zone a valle.
L’opera rappresenta un investimento decisivo per la salute pubblica di migliaia di residenti, liberandoli dalla storica insicurezza legata alla contaminazione geogenica da arsenico, tipica delle falde vulcaniche dei Castelli Romani.
Il problema arsenico nel Lazio deriva dalla natura vulcanica del territorio, che ha reso necessario abbassare nel 2003 il limite da 50 a 10 µg/l nell’acqua potabile, come previsto dalla direttiva europea 98/83/CE. Per concedere uno sforamento temporaneo di tali limiti, la Regione Lazio ha ottenuto deroghe fino a fine 2012, ma numerosi Comuni, tra cui Lanuvio, hanno dovuto ancora attrezzarsi con impianti adeguati: le analisi epidemiologiche presentate nel 2012 evidenziavano un aumento di rischi sanitari, come tumori e malattie cardiache, nelle comunità esposte ad acqua con arsenico superiore a 10 µg/l, spingendo le autorità a pianificare interventi urgenti.