01.03.2024
I serbatoi interrati dimenticati a Roma NordIn piazza Giuochi Delfici a Vigna Clara, nel nord di Roma, un distributore di benzina dismesso da oltre un decennio nasconde sotto il suo suolo quattro serbatoi che, secondo quanto riferito, potrebbero ancora contenere oltre tremila litri di carburante. La situazione è stata portata all'attenzione pubblica da Tonino, un ex gestore dell'impianto per cinquant'anni, in un'intervista concessa a VignaClarablog.it e citata da La Repubblica. Tonino ha espresso preoccupazioni per il fatto che, al momento della chiusura del distributore, i serbatoi non fossero stati svuotati. Il distributore, aperto per la prima volta l'ultimo giorno di febbraio del 1961 da Tonino insieme al proprietario, è stato per anni un punto di riferimento per la comunità locale. Tonino ha condiviso ricordi del tempo trascorso lì, descrivendolo come il periodo più felice della sua vita e raccontando di come il distributore funzionasse anche come punto di ritrovo per il quartiere, accogliendo persino personaggi noti come Vianello e la Mondaini, la Carrà, Carosone, e Trovaioli. Dopo la decisione di chiudere l'impianto nel 2012, il Comune di Roma ha formalmente revocato le licenze commerciali a marzo dello stesso anno. Successivamente, nel maggio 2013, l'Agenzia delle Dogane revocò la licenza fiscale dell'impianto, applicando sigilli a colonnine e serbatoi. Un documento ufficiale dell'epoca specificava la presenza di circa 3200 litri di benzina e 80 di gasolio nei serbatoi sotterranei. Nonostante le opportunità di bonifica e rimozione dei serbatoi offerte da finanziamenti governativi nel 2013, l'area è rimasta chiusa e i serbatoi non sono stati svuotati, sollevando preoccupazioni sulla manutenzione e sui potenziali rischi ambientali. Il dott. Antonio Pepoli, geologo residente nella zona da oltre cinquant'anni, ha evidenziato i pericoli che gli idrocarburi accumulati nei serbatoi potrebbero rappresentare per l'ambiente, considerando la posizione geologica del sito e i rischi di contaminazione delle falde acquifere. Nonostante gli sforzi per ottenere ulteriori testimonianze e documenti ufficiali per documentare meglio la situazione, non è stato possibile ottenere ulteriori dichiarazioni, per vari motivi, dai direttamente coinvolti e interessati.