Arrivando a Pforzheim, lungo le rive del fiume Enz, è impossibile non notare quel cilindro d’acciaio argenteo che spicca all’orizzonte come un monumento silenzioso a un’era industriale che sembra ormai lontana. Eppure non è un relitto abbandonato: è il Gasometro di Pforzheim, un tempo serbatoio per il gas metano ed oggi uno spazio espositivo che affascina e sfida l’immaginazione.
L’edificio, costruito nel 1912, ha prestato servizio per quasi un secolo come parte integrante dell’approvvigionamento energetico cittadino; adesso è diventato una piattaforma artistica dove l’archeologia industriale incontra la creatività contemporanea. Dalla sua postazione sul margine urbano, il gasometro cattura lo sguardo già prima di entrare: la sua struttura imponente, la superficie liscia e metallica, il contrasto con il verde circostante.
Un tempo, al suo interno, venivano accumulate grandi quantità di gas, da utilizzare nei momenti di domanda energetica; oggi, quelle stesse pareti fungono da cornice per opere che oscillano tra il documentario, il panorama immersivo e il racconto artistico. Nel 2014, dopo una bonifica, l’edificio, sopravvissuto alla dismissione energetica, è rinato, trasformando un’eredità tecnica in occasione culturale.
Entrando nel gasometro, il visitatore viene accolto da pannelli informativi che illustrano il passato industriale: la storia della città, il ruolo del gas e del carbone nelle sue attività, il modo in cui l’energia plasmava la vita quotidiana.
Ben presto lo sguardo viene trascinato verso l’attrazione principale: un panorama immersivo a 360°, di oltre 100 piedi d’altezza, che si sviluppa lungo una circonferenza di circa 360 piedi. L’opera, intitolata “Amazonien”, è frutto del lavoro dell’artista Yadegar Asisi, noto per i suoi paesaggi monumentali.
Con una cura maniacale per il dettaglio, Asisi ha progettato questo panorama partendo da anni di studi, viaggi fotografici, schizzi e modelli: il risultato è un’esperienza visiva in cui il pubblico può camminare lungo la jungla, passando dal giorno alla notte, scorgendo insetti, animali, vegetazione rigogliosa e perfino comunità indigene.
Le dimensioni sono impressionanti, e l’effetto è immersivo: cammini, ti fermi, alzi lo sguardo, lasci la vista spaziare. Certi elementi sono talmente minuti che potresti quasi scorgere farfalle o piccoli insetti tra le fronde, suggerendo che l’osservatore non è estraneo all’ecosistema rappresentato, ma ne fa parte, almeno per un momento.
Non è la prima volta che il Gasometro ospita esposizioni con temi ambiziosi: in passato si sono viste rappresentazioni dell’antica Roma, del mondo sottomarino, di barriere coralline. Ogni volta, la trasformazione dell’edificio si rinnova: la struttura che un tempo conteneva gas ora è serbatoio di visioni dell’arte e racconti del mondo: ciò che era funzionale si trasforma in teatro emozionale.
Per il visitatore, la visita non è sprint ma immersione: si accede ogni giorno dalle 10 alle 18 e il costo è di circa 13 euro per gli adulti e 6 euro per i bambini. L’opera “Amazonien” è prevista fino al 2026, e chissà che dopo non arrivi una nuova trasformazione altrettanto sorprendente.