19.12.2025
La crescita del mercato dei servizi per serbatoi di stoccaggio petrolifero fino al 2030

Un recente report, sul mercato globale dei servizi legati ai serbatoi di stoccaggio petrolifero, dichiara che, nel 2024 vale 64,13 miliardi di dollari e dovrebbe arrivare a 79,22 miliardi entro il 2030, con una crescita media annua (CAGR) del 3,43%. E’ una progressione solida, coerente con la natura del settore: qui non si vendono mode, si vendono continuità operativa, riduzione del rischio e conformità.

Il motivo per cui un mercato del genere cresce anche quando l’attenzione pubblica è catturata dalla transizione energetica è abbastanza intuitivo: finché esistono volumi rilevanti di idrocarburi lungo la filiera, esisterà la necessità di stoccarli e finché esisteranno grandi parchi serbatoi, serviranno attività cicliche e specialistiche per farli funzionare bene. La dinamica si lega sia alla domanda energetica globale sia all’espansione di riserve strategiche e infrastrutture di stoccaggio, oltre che al rafforzamento delle regole su sicurezza e ambiente.

Dentro questo mercato esiste un portafoglio di attività che copre la vita intera di un serbatoio: il report lo segmenta per tipologia di servizio includendo pulizia, ispezione, riparazione e manutenzione, verniciatura e rivestimenti, oltre ad altre attività complementari.

La segmentazione dice qualcosa di importante: il valore non sta solo nel riparare quando si rompe, ma nel prevenire, nel misurare e nel certificare prima che il problema diventi emergenza. Non a caso, l’ispezione viene indicata come il segmento a crescita più rapida ed è la parte più intelligente del ciclo: conoscere lo stato reale di fondo, tetto, saldature, spessori e condizioni interne significa pianificare interventi mirati, ridurre fermi impianto e dimostrare conformità in modo documentabile.

Anche i serbatoi, poi, non sono tutti uguali e il mercato lo riflette: si parla di serbatoi a tetto fisso, a tetto galleggiante, sferici, orizzontali e altre configurazioni. Ogni geometria e ogni uso porta rischi differenti: un tetto galleggiante, per esempio, ha esigenze specifiche legate a vapori ed emissioni, mentre un orizzontale può trovarsi in contesti logistici o industriali con vincoli diversi. E cambiano anche i contesti applicativi: il settore petrolifero resta centrale, ma rientrano anche produzione di energia, marittimo e shipping, aviazione e altri ambiti dove lo stoccaggio di combustibili e derivati richiede continuità e standard elevati.

Il filo rosso che tiene insieme tutto è l’evoluzione tecnologica: si insiste sul passaggio da attività ad alto impatto umano e operativo a servizi sempre più automatizzati, come pulizie con robot e sistemi modulari, ispezioni con droni e dispositivi remoti, monitoraggio con sensori e piattaforme digitali. L’idea è semplice: meno persone in spazi confinati, meno tempo di fermo, più dati: si parla di riduzioni dei tempi di pulizia fino al 60% e di un taglio drastico dell’esposizione umana ad atmosfere tossiche o infiammabili, oltre a una quota crescente di progetti che già usano automazione nei mercati più avanzati.

Il cambiamento tecnologico, poi, si intreccia con un altro tema strutturale: l’invecchiamento degli asset. Una parte rilevante dei parchi serbatoi, soprattutto in mercati maturi, è stata costruita decenni fa e oggi richiede estensione della vita utile, sostituzioni mirate, rivestimenti più avanzati, protezioni anticorrosione e programmi di manutenzione basati sul rischio, rimpiazzare interi depositi è spesso proibitivo, mentre intervenire in modo mirato è economicamente razionale.

Dal punto di vista geografico, il Nord America risulta come il mercato più grande, mentre segnala l’Asia-Pacifico come area di forte dinamismo, spinta da industrializzazione, capacità di raffinazione in crescita e nuovi poli logistici e terminal.

Allo stesso tempo, emergono fattori nuovi legati alla trasformazione dei prodotti stoccati: biofuel, carburanti a bassissimo zolfo e, nel tempo, anche vettori come idrogeno e ammoniaca cambiano i profili di corrosione e contaminazione, aumentando la richiesta di competenze su materiali, rivestimenti e protocolli di ispezione più sofisticati. È un punto interessante perché ribalta una convinzione diffusa: la transizione energetica non riduce automaticamente il bisogno di servizi, anzi può renderli più complessi e premium, perché cambiano i rischi e quindi cambiano le soluzioni.

Il futuro dei serbatoi non si gioca tanto su quanto petrolio contengono, ma su come vengono gestiti, perché, in questa industria, la differenza tra routine e crisi spesso sta in cose che non fanno notizia: un millimetro di spessore, una microfessura intercettata in tempo, un residuo rimosso meglio, un report d’ispezione fatto con strumenti più intelligenti etc.