22.08.2025
Come ridurre le perdite nei serbatoi di idrogeno liquido per un futuro più sostenibile

Prendiamo un vasto serbatoio, immerso nel silenzio criogenico, dove l’idrogeno si congela a temperature prossime allo zero assoluto: ora immagina che quella fredda danza, silente ma incessante, riscaldi sottilmente il contenuto, trasformando parte del liquido in gas che lentamente sfugge, un fenomeno noto come “boil‑off”.

Questo piccolo fenomeno termico, che potrebbe sembrare trascurabile, rappresenta invece un ostacolo enorme nel cammino verso lo stoccaggio efficiente dell’idrogeno liquido: ma una nuova ricerca indica che intervenire sulle modalità operative dei serbatoi può fare la differenza. Si riferisce allo studio condotto dalla Washington State University, che ha dimostrato come modificare i protocolli operativi dei serbatoi di idrogeno liquido possa ridurre drasticamente le perdite per evaporazione

Ciò significa che, oltre a isolare meglio, possiamo anche ottimizzare il comportamento del sistema nel tempo, rendendo la tecnologia più efficiente e sostenibile.

La tradizionale sfida del serbatoio LH₂ (liquid hydrogen) è mantenere temperature estremamente basse (circa -25 °C), impedendo che il calore esterno lo riscaldi e provochi l’evaporazione: questo richiede isolamento di alta qualità, materiali avanzati (come lo strato multilaminare o MLI) e precisamente studiati modelli di calcolo termico.

Ma non basta isolare: il nuovo approccio suggerisce di agire operativamente, calibrando i flussi e i regimi interni al serbatoio per contrastare meglio i processi termici che portano alle perdite. Ed è importante per questi motivi:
– Riduzione delle perdite, più idrogeno utile. Minimizzare il boil‑off significa trattenere più idrogeno liquido disponibile, riducendo sprechi e costi di rifornimento. Questo è fondamentale, sia per applicazioni a terra sia per quelle in movimento, come i veicoli a idrogeno (vedi ad esempio la tecnologia di Toyota con “self‑pressurizer” nel GR Corolla H₂ Concept).
– Efficienza energetica e sostenibilità aumentate. Ogni chilogrammo di idrogeno perso è un’opportunità sprecata e un costo ambientale. Contenere questa perdita significa massimizzare il rendimento energetico complessivo dei sistemi di stoccaggio.
– Verso infrastrutture verdi più resilienti. Se i serbatoi diventano operativamente più affidabili e meno “sensibili” alle perdite dovute al boil‑off, l’intera infrastruttura di distribuzione dell’idrogeno si fa più solida, robusta, adatta anche a condizioni operative durevoli.

La ricerca si inserisce in un panorama tecnologico sempre più ricco, fatto di modelli termici avanzati, dai network semplificati ai metodi ad elementi finiti, che rendono più accurate le previsioni dei flussi di calore e dei punti critici. Allo stesso tempo, è cruciale comprendere i fenomeni interni ai serbatoi, come la stratificazione termica, i flussi convettivi e i cambi di fase tra liquido e vapore, perché determinano i tempi di “hold time” e il tasso stesso di evaporazione. Inoltre, nuovi test e materiali (come i microsfere cavo o rivestimenti compositi con MLI) stanno emergendo come soluzioni potenziate per l’isolamento criogenico MDPI.

Quindi, oggi, lo stoccaggio dell’idrogeno liquido non si affida solo allo spessore dell’isolante, ma anche all’intelligenza operativa: alla capacità di gestire il serbatoio, non solo di proteggerlo.