09.05.2025
AdBlue nel 2025 con nuove regole, multe e costi nascosti

A partire dal 1° gennaio 2025, i conducenti di veicoli diesel si trovano a fare i conti con un inasprimento delle normative sul sistema AdBlue, l’additivo chiave per la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto (NOx), la cui manomissione sarà punita con multe fino a 7.500 €.

La stretta nasce dalla volontà di garantire il corretto funzionamento dei trattamenti dei gas di scarico e di impedire che pratiche illegali mettano a rischio la qualità dell’aria e la sicurezza dei motori.

Ma, se da un lato le sanzioni rappresentano un deterrente forte, dall’altro emergono con prepotenza i problemi legati ai costi spesso imprevisti e alle criticità tecniche che hanno spinto molti automobilisti a cercare scorciatoie dannose.

La nuova regolamentazione introduce controlli tecnici capaci di rilevare automaticamente la disattivazione o la manomissione del sistema AdBlue durante la revisione periodica del veicolo: gli ispettori, grazie a software di diagnosi a bordo, potranno accertare eventuali anomalie nel funzionamento del catalizzatore SCR (Selective Catalytic Reduction), e comminare sanzioni fino a 7.500 € per ogni tentativo di manipolazione non autorizzata.

Tale misura segue il percorso tracciato dagli standard Euro 6e, che dal 2025 rafforzano i test di conformità in condizioni reali, imponendo ai costruttori una maggiore trasparenza sui parametri di prova.

L’AdBlue è una soluzione a base di urea e acqua demineralizzata, concepita per neutralizzare fino al 90 % degli NOx emessi dai motori diesel: viene iniettato nelle tubazioni di scarico, dove la reazione chimica trasforma i gas nocivi in azoto e vapore acqueo innocui. Nei serbatoi e nelle tubazioni di alimentazione dell’additivo, però, si possono verificare fenomeni di cristallizzazione della soluzione, capaci di ostruire ugelli e iniettori e provocare rotture ai sensori e alle pompe, con costi di riparazione talvolta superiori a 1.500 €.

Il progressivo invecchiamento dell’AdBlue durante lo stoccaggio, favorito da temperature estreme e umidità, genera depositi solidi che insistono nei componenti più delicati del sistema SCR: nei casi più gravi, il veicolo può rimanere bloccato, inducendo i proprietari a rivolgersi a officine poco scrupolose per bypassare l’intero impianto, con conseguenze legali e tecniche gravissime.

Le associazioni di consumatori, in particolare UFC-Que Choisir in Francia, hanno raccolto numerose segnalazioni relative a guasti ricorrenti e addebiti elevati per la sostituzione di componenti SCR, evidenziando un fastidioso cortocircuito tra la necessità di rispettare i limiti ambientali e il peso economico che grava sugli utenti.

In Italia, mentre alcuni gruppi di utenti Stellantis hanno ottenuto accordi di risarcimento, molti automobilisti lamentano la scarsità di informazioni chiare sui programmi di manutenzione preventiva e sui costi effettivi dell’additivo, il cui prezzo è passato da circa 6 € a oltre 25 € per 10 litri nel corso dell’ultimo anno.

Le oscillazioni di prezzo si legano all’andamento del costo del metano, materia prima dell’urea industriale, e a tensioni geopolitiche che possono incidere sulla disponibilità dell’additivo, come già avvenuto durante la crisi del 2021: la conseguenza è una dipendenza sempre più marcata dal settore industriale dei lubrificanti, chiamato a garantire continuità di fornitura e prezzi più stabili.

Per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese durante il controllo tecnico, è consigliabile far verificare almeno una volta all’anno il livello e lo stato dell’AdBlue; molte case automobilistiche, come Mercedes-Benz, raccomandano l’utilizzo esclusivo di prodotti conformi alla norma ISO 22241, capaci di ridurre al minimo i depositi nei circuiti di iniezione. Poi, verificare la presenza di cristalli intorno al bocchettone del serbatoio e attendere che il liquido sia alla temperatura idonea prima del rabbocco possono prevenire danni costosi. Inoltre, per i possessori di veicoli Euro 6d e 6e, è importante mantenere aggiornata la diagnostica di bordo, assicurandosi che il software gestione SCR sia sempre allineato agli ultimi standard di omologazione.

Il rafforzamento delle regole AdBlue si inserisce in un contesto più ampio di inasprimento delle normative europee sulle emissioni, con l’applicazione della fase Euro 6e-bis dal 2025 e l’avvento di prove RDE (Real Driving Emissions) sempre più stringenti, proprio per colmare il divario tra dati di laboratorio e reale utilizzo su strada, ma impone anche ai costruttori l’obbligo di fornire maggiore trasparenza sui parametri di prova e sulle performance ambientali dei veicoli .

Guardando oltre il 2025, l’approdo al futuro standard Euro 7 renderà ancora più rigorosi i limiti sulle emissioni di particolato derivanti da usura dei pneumatici e dei freni, segnando un’ulteriore sfida per le tecnologie di post-trattamento dei gas di scarico.